Caccia alle anatre: i consigli di Saimon Calls

Caccia alle anatre e… il vento sbagliato!

Contenuto redatto a cura della Logo Saimon Calls
Chiunque abbia “viaggiato per cacciare” lo sa bene: non sempre andare all’estero vuol dire fare grandi cacciate. Insediamo selvatici migratori e, quindi, se il passo è scarso i carnieri saranno miseri… sicuramente, però, la natura incontaminata che incontreremo in certe mete estere appagherà comunque l’anima e il cuore!

Pubblicità
 

Noi di viaggi di caccia ne abbiano fatti parecchi e siamo incappati in situazioni non sempre favorevoli (oltre alla migrazione, la lontananza e l’impossibilità di visionare i posti sono fattori che possono influire negativamente), però abbiamo sempre cercato di girare a nostro favore ogni situazione, perché comunque se uno è cacciatore di anatre a casa, anche in trasferta cercherà di far di tutto per portar a casa risultati decorosi…..

E questa volta vi vogliamo raccontare proprio di un’esperienza fatta recentemente durante una delle nostre ultime avventure di caccia all’estero

L’arrivo

Dopo un viaggio lungo e assai tribolato, tra code e posti di blocco, arriviamo in un paradiso fatto di fiumi, paludi, mare e soprattutto vento… un sacco di vento! In un primo momento i nostri cervelli hanno cominciato a disegnare curate mozzafiato sulle stampate e il sorriso ci ha invaso i volti, poi è subentrato un pensiero incalzante: “Eolo ci assisterà per tutta la nostra permanenza nell’Ade?”.
Cosi fu. Per tre giorni il vento non è mai calato, anzi a volte è aumentato! (Creando anche una tromba marina che ha rischiato di capovolgerci! Fortunatamente l’abbiamo vista sopraggiungere e ci siamo messi in salvo in un canneto).

I primi due giorni di gita li abbiamo passati a fare scouting e a controllare gli appostamenti che ci erano stati, precedentemente, preparati. Il terzo giorno, finalmente, arriva la prima alba in appostamento che per alcuni di noi trascorre nel migliore dei modi modi, per altri, con qualche tribolazione in più… ma nel complesso otteniamo ottimi risultati.

Cosa tocca a noi?

A cena, davanti ad una tavola imbandita, parlando del più e del meno, arriva il fatidico momento di assegnare i posti per il giorno successivo. Cosa tocca a noi? Il posto peggiore!in quanto il vento, se fosse rimasto tale e quale ai giorni precedenti, ci avrebbe accarezzato la faccia con dei pugni alla Mike Tyson e senza la possibilità di poter spostarsi e cercare di girarlo a nostro favore.
Quella sera siamo andati a letto con unica preghiera: “Fai si che il vento cambi direzione o addirittura che smetta di soffiare”.
Mattina seguente: levataccia dopo 3 ore di dormiveglia e lui, il nostro dio, soffia più di ieri e la sua direzione sempre quella. Le nostre facce sono talmente nere che possiamo fare a meno di usare il trucco camo!!!!!!
Colazione abbondante e via, si parte. Per fortuna nella notte qualcuno aveva già pensato come cercar di sfruttare al meglio la situazione, anche se avversa.

Il vento…. in faccia!

Arrivati sul posto la situazione è questa: canneto lungo circa 5 km, dritto, come se fosse stato posato da un geometra, vento in faccia e la possibilità di portarselo alle spalle o sfiancarlo leggermente praticamente nulla.
La decisione è stata unanime: il primo stampo lo caliamo a 50/60 metri dal capanno. Tecnicamente, avendo posizionando il primo stampo fuori tiro gli altri sarebbero stati ancora più lontani, ma creando una landing zone tra noi e il gioco, e senza preoccuparsi della lontananza dello stesso, avremmo costretto gli animali a giocare sempre a tiro.

Al momento ci sembrava una pazzia.. ma, invece,  è risultata una tecnica performante!
Le anatre arrivavano ad una velocità supersonica con l’aria nel sedere e andavano a prendere il vento alle nostre spalle. Con fatica ci scavalcavano, cercando di posarsi nella nostra landing zone e prima di farle appoggiare il comandante del capanno dava il via… e le fucilate andavano a segno abbastanza facilmente mentre gli animali faticavano a dar contro al vento o venivano spinti verso di noi.

Chiamate aggressive

Per quanto riguarda i richiami abbiamo usato fischi con molto volume (il primo vero test per il W.E.T.), le anatre con il vento sono più in attività e di conseguenza chiamate molto eccitate e lunghe, canti di pastura aggressivi così come i benvenuti e soprattutto in una situazione del genere mai mollarle, osservarle e pungerle con sequenze veloci.

Il risultato della nostra mattinata è stato più che soddisfacente: un carniere misto con Germani, Canapiglie e Mestoloni. Un bel branco di Oche selvatiche ci è passato letteralmente sulla testa a pochissimi metri sbeffeggiandoci come se avessero saputo che il loro prelievo fosse stato proibito.

Questa gita ci ha lasciato un bagaglio di esperienza che mai scorderemo. Mai e poi mai essere impreparati, anche se viaggiate tramite agenzia, mai lasciare nulla al caso nella nostra caccia e se si riesce ad osare con la testa sulle spalle avanti sempre anche se il VENTO E’ SBAGLIATO!!!!!

Parlando di questa esperienza con dei cacciatori di valle che stimiamo moltissimo e che hanno una preparazione oltre ogni livello, abbiamo capito di aver ragionato in maniera giusta e anche se non l’hanno dato a vedere, tra le loro parole abbiamo captato dei vivi complimenti.

Tecnicamente parlando

Vento in faccia primo stampo fuori tiro (50/60 mt) e poi tutto il resto.
Landing zone tra il capanno e gli stampi.
Chiamate aggressive, richiami con buon volume.
Non spetta noi a dirvelo ma prudenza sempre perché sull’acqua non si scherza.

Pubblicità
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Pubblicità
Pulsante per tornare all'inizio