Fauna e Ambiente

Gli agricoltori scendono in piazza per fermare l’invasione di cinghiali

Coldiretti ha presentato un piano anti invasione per fermare i 2 milioni di cinghiali che causano ogni anno oltre 200 milioni di danni

Ieri gli agricoltori italiani, guidati da Coldiretti, sono scesi in piazza a Montecitorio per chiedere a gran voce una soluzione concreta all’invasione di cinghiali che stanno devastando le nostre campagne.

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Al motto di “Il cinghiale ci piace, ma solo con la polenta” gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale,  riunendo molti esponenti di spicco del panorama politico italiano e presentando un piano anti invasione volto a garantire la sicurezza nelle città e nelle campagne.

2 milioni di cinghiali: sull’Appennino 1 ogni 5 abitanti 

Coldiretti stima la presenza di 2 milioni di cinghiali su tutto il territorio italiano. Una presenza più che raddoppiata in soli 9 anni (nel 2010 ISPRA stimava una popolazione di 900 mila individui), che in alcuni contesti raggiunge densità estremamente elevate.

“Nella dorsale appenninica – sottolinea Coldiretti – le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali”.

“L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – continua la Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali a denominazione di origine protetta, tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.

Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.

Danni per oltre 200 milioni di euro

Coldiretti stima in almeno 200 milioni i danni a carico delle colture agricole che ogni anno sono provocati dai cinghiali e che non vengono risarciti. “C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; c’è chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone”.

“Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais o di girasoli sceglie alla fine di non seminare più – sottolinea con preoccupazione l’associazione di categoria. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare.

10 mila incidenti stradali all’anno

La proliferazione incontrollata dei cinghiali non causa solo danni all’agricoltura: infatti, secondo la stima fatta sempre da Coldiretti, sui dati di Regioni e Osservatorio Asaps, oltre 10 mila incidenti stradali all’anno sarebbero causati dalla fauna selvatica, con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente.

Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza.

“Ma si tratta – evidenzia la Coldiretti – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati. Il problema è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove”.

Sicurezza e danni al territorio

Oltre al problema incidenti, l’invasione di cinghiali sta diventatno anche una vera e propria minaccia diretta alla sicurezza delle persone con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia.

Inoltre, la proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. “Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico – evidenzia Coldiretti – hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali notevoli danni alla biodiversità. Si possono considerare le conseguenze negative sulla nidificazione degli uccelli che depositano le uova sul suolo o l’impatto sui piccoli mammiferi, come ad esempio i ghiri, che creano le loro tane nell’immediata superficie soprattutto contigua all’apparato radicale di piante.

Presentato un Piano anti invasione

Durante lo svolgimento della manifestazione di Montecitorio, che ha visto la partecipazione di molti esponenti di spicco del panorama politico italiano, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha presentato un piano anti invasione volto a garantire la sicurezza nelle città e nelle campagne.

Ai rappresentanti del Governo e del Parlamento di tutti gli schieramenti presenti Prandini ha illustrato un pacchetto di misure da tradurre in un emendamento alla legge di Bilancio finalizzato a semplificare le norme che consentano alle regioni di mettere a punto piani per il contenimento dei cinghiali e della fauna selvatica.

“La norma che assegna la competenza alle Regioni – secondo il presidente di Coldiretti – è fondamentale per dare certezze alle imprese agricole e garantire il futuro agli agricoltori. Si deve andare oltre alla caccia per dare risposte strutturali che consentano di ripristinare l’equilibrio ambientale che è stato visibilmente compromesso anche con l’intervento di personale specializzato”.

“Apprezziamo gli impegni assunti dai parlamentari di tutti gli schieramenti ma se le commissioni parlamentari, dall’Agricoltura all’ambiente e alle Finanze, non voteranno il provvedimento torneremo in piazza ma questa volta – ha concluso Prandini – non in modo così pacifico perché “siamo esasperati”.

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