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Le origini dei moderni cannocchiali da caccia

Quando e come sono nate le ottiche da puntamento? Chi per primo ha avuto l'idea di montare un cannocchiale su un'arma? Ripercorriamo assieme le tappe più importanti che hanno portato allo sviluppo dei moderni cannocchiali da caccia.

Tra le molte cose che hanno affascinato la mente dell’uomo nel corso della sua lunghissima storia evolutiva troviamo senz’altro la ricerca di un sistema per poter osservare oggetti che si trovassero a distanze proibitive per la vista. Una ricerca iniziata secoli fa e dalla quale derivano tutti i complessi sistemi ottici di puntamento che utilizziamo oggi. In questo articolo vogliamo ripercorrere i passi più importanti di questa lunga ricerca per farvi scoprire le origini dei moderni cannocchiali da caccia.

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L’invenzione delle lenti

Potremmo iniziare dicendo che la prima applicazione di uno strumento ottico su un’arma risale al 1776, ma così facendo non renderemmo giustizia a tutti quegli inventori, quei monaci, quei vetrai, quegli ottici, quegli astronomi, che con il loro lavoro e le loro scoperte hanno gettato le basi per quella prima applicazione. Per questo partiremo prima, molto prima, dall’invenzione delle lenti. Se oggi possiamo utilizzare le ottiche da caccia, infatti, è proprio perché qualcuno un giorno levigò del vetro fino a trasformarlo in lente.

Ibn al-Heitam, matematico, fisico ed astronomo arabo, vissuto a cavallo dell’anno 1000 e considerato l’iniziatore dell’ottica moderna, fu il primo a teorizzare che una lente di vetro potesse essere utilizzata per l’ingrandimento ottico. Le sue teorie restarono tali fino alla metà del 1200 quando cominciarono a diffondersi in Europa grazie alla traduzione in latino del suo “Libro dell’ottica”, noto anche come Prospettiva di Alhazen.

In Europa il lavoro di al-Heitam trovò apprezzamento e applicazione nelle comunità monastiche. All’epoca molti monaci, spendendo intere giornate nella lettura di manoscritti, erano afflitti da problemi di vista. Non stupisce quindi che furono proprio loro a inventare le prime lapides ad legendum, ossia pietre da lettura, lenti semi-sferiche fatta di cristallo di rocca e quarzo che una volta appoggiate su una pagina scritta davano la possibilità d’ingrandire le lettere. A queste seguirono in breve tempo i roidi da ogli, ossia dischi da occhi, una prima forma di occhiali con lenti convesse la cui invenzione è attribuita ai vetrai veneziani di Murano e la cui produzione all’inizio del 1300 era già protetta dallo Statuto dei Cristalleri.

I primi cannocchiali

Solo 300 anni dopo quell’invenzione, agli inizi del 1600, qualcuno arrivò a comprendere che combinando assieme le capacità di due lenti era possibile ingrandire oggetti lontani, inventando di fatto il primo cannocchiale.

Molti attribuiscono questa invenzione al genio di Galileo Galilei, ma in realtà la sua paternità è oggi attribuita a Hans Lippershey, fabbricante di occhiali olandese che nel 1608 depositò il primo brevetto di un cannocchiale, anticipando di poche settimane un altro inventore olandese, Jacob Metius. Voleva brevettare uno strumento “per vedere le cose lontane come se fossero vicine”, composto da due lenti, una divergente e una convergente, inserite in un tubo di piombo, con una capacità di ingrandimento di 3X. Forse, sostengono alcuni, Lippershey rubò l’idea a un suo concittadino, anche lui occhialaio, Zacharias Janssen.

Fatto sta che né il brevetto di Lippershey né quello di Metius vennero accettati. Nonostante questo, i primi “vetri prospettici olandesi”, così furono chiamati, iniziarono a circolare in Europa e l’idea si diffuse velocemente arrivando all’attenzione di Galileo Galilei che nel 1609 la perfezionò costruendo il primo strumento capace di un ingrandimento di 20X, con cui per primo osservò gli astri. Era costituito da un tubo di legno di circa un metro di lunghezza con due lenti alle estremità, una piano convessa come obbiettivo e una piano concava come oculare.

Uno dei due cannocchiali di Galileo esposti al Museo di Galileo a Firenze. L’obiettivo piano-convesso, con il lato convesso verso l’esterno, misura 37 mm di diametro, ha un’apertura di 15 mm, distanza focale di 980 mm e spessore al centro di 2,0 mm. L’oculare originale è perduto ed è stato sostituito nell’Ottocento da un oculare biconcavo di 22 mm di diametro, spessore al centro di 1,8 mm, distanza focale di ‑47,5 mm (la distanza focale negativa indica che si tratta di una lente divergente). Lo strumento può ingrandire gli oggetti di 21 volte e ha un campo visivo di 15′.

In sostanza, era il primo telescopio a rifrazione da cui poi sarebbe derivato il telescopio di Keplero, che per primo utilizzò una lente convergente come oculare per aumentare la grandezza e l’illuminazione del campo visivo, e poi tutti i cannocchiali ad utilizzo terrestre che impiegano un erettore per risolvere il problema dell’inversione dell’immagine dato dall’oculare convergente introdotto da Keplero.

Prima di arrivare alle applicazioni sulle armi, c’è ancora un personaggio che merita di essere citato in questa storia, William Gascoigne, astronomo inglese che di fatto inventò il reticolo di mira. La storia narra che nel 1630 mentre lavorava su un telescopio di Keplero aperto un ragno tessé la sua ragnatela proprio sul piano focale di una lente. Guardando nel telescopio Gascoigne intuì che disegnando un reticolo sul piano focale era possibile utilizzare il telescopio per mirare… lui intendeva mirare gli astri, ma qualcun altro pensò che potesse essere utilizzato per mirare un punto in cui mandare un proiettile.

La prima applicazione: un telescopio astronomico su un’arma

Ci vollero altri 146 anni per arrivare a quel 1776 citato in apertura, anno in cui per la prima volta qualcuno pensò di montare un telescopio astronomico su un’arma. L’idea venne a Charles Willson Peale, pittore, inventore e patriota americano che coinvolse l’astronomo David Rittenhouse.

Peale teneva un diario dei suoi esperimenti, così oggi sappiamo che lavorarono all’idea per due mesi, che fecero diversi tentativi, ma non riuscirono a ottenere un montaggio abbastanza saldo, né precisione nel tiro, e che probabilmente rischiarono di cavarsi un occhio sperimentarono per primi il “morso del cannocchiale”. Così l’idea fu abbandonata e nessuno la riprese almeno fino alla metà dell’800.

In effetti, come abbiamo detto nell’articolo dedicato alle origini della canna rigata, ai tempi di Peale ancora non esistevano armi da fuoco così potenti e precise per le quali valesse la pena mirare precisamente. Per quegli archibugi erano più che sufficienti la vista e le tacche di mira. Soltanto dalla metà del XIX secolo le evoluzioni dei proiettili e delle rigature creeranno la reale necessità di sviluppare sistemi di mira adatti ad acquisire con ragionevole precisione bersagli lontani anche centinaia di metri.

Il cannocchiale da mira di Chapman-James

Il primo cannocchiale per mirare il cui sviluppo è documentato è stato creato dal duo Chapman-James attorno al 1835. John Ratcliffe Chapman era un ingegnere civile esperto in rilevamenti cartografici ed appassionato di armi. Come racconta nel suo The Improved American Rifle fu lui a sviluppare il progetto e a spiegare a Morgan James come costruirlo. James era un fabbricante di armi di Utica, New York, già noto all’epoca per la precisione dei suoi fucili ad avancarica. In poco tempo mise sul mercato i primi rifle con ottica incorporata che si guadagnarono subito la nomea di armi più precise sul mercato.

Un fucile ad avancarica con ottica di Morgan James esposto al West Point museum del U.S. Army Center of Military History. L’ottica ha un ingrandimento fisso e un campo visivo ristretto. Nell’angolo in basso a destra l’ingrandimento di una rosata fatto dallo stesso James a 200 metri. Photo Credit berdansharpshooter.org

Stiamo parlando di un’ottica a tubo diretto, con ingrandimento fisso, che data la lunghezza e il diametro avevo un campo visivo ristretto, con un sistema di correzione di alzo e deriva piuttosto grezzo, ma comunque funzionava. Nella foto qui sopra, a destra, vedete l’ingrandimento di una rosata di 10 colpi fatta dallo stesso James su un bersaglio posto a circa 200 metri.

Chapman non brevettò la sua idea, così, ben presto molti altri produttori provarono a imitarlo, come Vermont, Davidson e Parker Hale. Nessuno, però, riuscì a superare la qualità dei fucili con ottica di Morgan James che rimasero i più precisi sul mercato almeno fino al 1855.

Le ottiche di William Malcolm

In quell’anno arrivarono sul mercato i cannocchiali di William Malcolm, ottico statunitense di Syracuse con esperienza nella costruzione di telescopi, che sarà il primo ad avviare una produzione in serie di ottiche dedicate sia alle forze militari nella Guerra Civili americana che a cacciatori leggendari come Buffalo Bill.

I Malcolm erano tubi dritti con un diametro di 12 o 19 mm e ingrandimento fisso che poteva arrivare fino a 20x. Rispetto alle ottiche viste fino ad allora montavano lenti acromatiche, che riducevano la rifrazione del colore e miglioravano la definizione del bersaglio, ed erano costruiti a partire da un tubo d’acciaio trafilato a freddo, che garantiva maggiore rigidità strutturale e permetteva un montaggio più preciso delle lenti. Avevano anche un oculare regolabile e un sistema di montaggio che permetteva una regolazione molto più precisa di alzo e deriva.

Una fedele ricostruzione del Malcom 6x, realizzata e commercializzata dalla Hi-Lux Optics, montata su uno Sharps originale.

William Malcolm morì nel 1890, ma i suoi cannocchiali continuarono a essere prodotti fino al 1940, quando ormai l’evoluzione tecnologica li aveva resi obsoleti. I Malcolm a ingrandimenti fissi 3x, 6x, 20x, restano comunque delle vere e proprie pietre miliari nella storia delle ottiche da tiro, tanto che oggi l’americana Hi-Lux Optics propone sul mercato delle fedeli ricostruzioni dei cannocchiali Malcolm (se siete interessati, queste ottiche vintage sono distribuite in Europa da Pedersoli).

L’evoluzione recente

I Malcolm erano senz’altro strumenti straordinari per l’epoca, in grado di cambiare la storia delle armi e del loro utilizzo, ma è gli inizi del ‘900 e poi con le due guerre mondiali, che lo sviluppo degli strumenti di puntamento subisce un’accelerazione enorme.

In quegli anni nasceranno i primi cannocchiali a prismi come i Warner e Swasey ad ingrandimento fisso 6X montati sugli M1903 Springfield da guerra.

Un Warner e Swasey modello 1908, con oculare in gomma modificato, montato su uno Springfield ’03 – Photo credit www.warpc.org

E in risposta arriveranno le prime ottiche dei tedeschi di Zeiss, con tecnologia a rifrazione di luce passante per diverse lenti in grado di dare grande luminosità e poca rifrazione. Per la Prima guerra mondiale, ad esempio, vennero prodotti 25.000 ZF42, con ingrandimenti fissi 4X, che andarono a corredare i leggendari Mauser K98K in dotazione all’esercito e utilizzati su ogni fronte di guerra.

Ottica Zeiss ZF42 montata su una Mauser Karabiner 98k Sniper – Photo credit imfdb.org

È in quegli anni che, parallelamente agli sviluppi militari, iniziò a strutturarsi un vero e proprio mercato delle ottiche da caccia, con la creazione dei primi cannocchiali pensati appositamente per l’utilizzo venatorio. Ne è un esempio lo Zielmultar di Zeiss, fra le prime ottiche ad avere ingrandimenti variabili, da 1 a 6x, presentato nel 1922 e progettato per l’utilizzo a caccia.

Uno Zielmultar che assieme a Zieldovier and Zieldosechs è stata una delle prime ottiche a ingrandimento variabile commercializzate da Zeiss.

Da lì in poi sarà un continuo susseguirsi di innovazioni tecnologiche, dai miglioramenti delle lenti all’utilizzo dell’azoto come gas stabilizzante, dall’evoluzione dei reticoli fino alle moderne torrette balistiche con i loro “click” di correzione. Ma qui siamo già nella storia moderna che passo dopo passo ha portato a noi le evolute soluzioni odierne.

Il mercato attuale dei cannocchiali da caccia

Oggi possiamo scegliere ottiche per ogni esigenza e di ogni costo e qualità. Si trovano ingrandimenti fissi e ingrandimenti variabili nei range più disparati, ottiche da battuta, cannocchiali da tiro e da caccia di selezione, con torrette balistiche, reticoli di ogni genere, anche illuminati, ed addirittura ottiche notturne e diurne/notturne.

Orientarsi in questo vasto e complicato settore non è facile per un neofita. Per questo nel prossimo articolo parleremo specificamente delle ottiche da puntamento che possono interessare i cacciatori di oggi, analizzandone tipologie, caratteristiche, pregi e difetti. Per ora, speriamo solo che il lettore si sia fatto un’idea di quello che è stato lo sviluppo di questi straordinari e affascinanti strumenti, che ormai ci accompagnano un po’ ovunque nelle nostre giornate di caccia, compiendo la magia di renderci a portata di mano particolari che senza di essi neppure saremmo in grado di intuire al di là del limite della nostra vista.

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Gioacchino Pesce
Gioacchino Pesce
8 mesi fa

straordinario lavoro

Lucio Cavanna
Lucio Cavanna
9 mesi fa

Ottimo lavoro dal punto di vista storico. I miei complimenti….

IoCaccio.it
EDITORE
9 mesi fa
Reply to  Lucio Cavanna

Grazie Lucio

Egidio
Egidio
9 mesi fa

interessantissimo

IoCaccio.it
EDITORE
9 mesi fa
Reply to  Egidio

Grazie

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