Convegno FiDC Bologna: “Per il futuro della caccia è necessaria l’unità”
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Si è tenuto martedì scorso, 10 novembre, a Sasso Marconi il convegno organizzato dalla Sezione provinciale Federcaccia di Bologna dal titolo Quale caccia per il futuro: il ruolo dei cacciatori e delle associazioni venatorie.
“Io e il Consiglio abbiamo avvertito la necessità di fare il punto sull’associazionismo – ha dichiarato il Presidente della sezione provinciale Saverio Tabarini – e sulle sfide che lo attendono in un momento storico non semplice, caratterizzato da tanti attacchi alla caccia, cui si può rispondere solo con un fronte compatto. Da qui l’idea di questo convegno”.
“I tempi cambiano e altrettanto deve fare il mondo venatorio, – ha affermato Paolo Pini, consigliere di Presidenza nazionale – che non può più adagiarsi sullo storico ruolo di difensore delle istanze di categoria, ma deve rinnovarsi percorrendo due binari: quello politico con l’unità; quello tecnico con l’elaborazione di progetti basati sulla ricerca scientifica. In questo modo si potrà essere propositivi e trainanti, con maggiori possibilità di intessere rapporti con gli altri portatori di interesse e con le Istituzioni”.
Al presidente nazionale Gian Luca Dall’Olio il compito di illustrare il percorso unitario dal punto di vista operativo e politico. “Da quando nel ’62 il mondo venatorio si divise molte cose sono successe. – ha esordito – Da quegli anni di boom economico che hanno visto crescere il popolo venatorio, siamo passati a una lenta ma continua riduzione delle tessere che ha portato le associazioni a contendersi gli iscritti senza indagare, fino ad ora, sui motivi di tale calo. Che sono molteplici, a cominciare dalla crisi economica, ma questa non basta a giustificare lo scemare della passione. Ve n’è un altro che ci vede in parte colpevoli, e cioè la scarsa qualità della caccia, soprattutto quella alla selvaggina minore e in particolar modo alla migratoria. A colpire la prima è il ritardo gestionale dovuto a una scarsa, in alcune realtà italiane addirittura disattesa, applicazione della 157/92, che ha bisogno dopo 23 anni di una profonda rivisitazione. Per la seconda, l’intreccio nel nostro Paese tra un’applicazione a volte strumentale delle normative Ue, che pure considera la caccia un’attività sostenibile certificandola tale con due importanti direttive, e la cronica mancanza di dati certi hanno portato a una penalizzazione soprattutto nei tempi di caccia. Per invertire questa tendenza discendente è necessaria l’unità, – ha detto il presidente dopo aver raccontato i passi in tal senso dopo l’apertura FIdC avvenuta durante l’Assemblea dicembrina del 2012 – che non sia semplice aggregazione, ma piattaforma per un cambio di mentalità che veda come primo obiettivo dell’associazionismo la tutela ambientale e non più la sola difesa sindacale. Insieme potremo portare avanti una riflessione condivisa sui doveri e i diritti dei cacciatori. Potremo stabilire regole di comportamento corretto, un’etica venatoria che separi nettamente il cacciatore dal bracconiere. Potremo, parlando con una voce unica, confrontarci con le istituzioni, il mondo agricolo e con le associazioni ambientaliste non animaliste. Potremo, infine, incidere significativamente sui tanti dossier Ue aperti che ci vedono parte attiva”.
Ricco di spunti il dibattito cui hanno partecipato l’avv. Ugo Ruffolo, “l’unità è la miglior difesa e opportunità di fare lobby e cultura”, e alcuni rappresentanti dell’associazionismo venatorio, che hanno sollecitato un veloce compimento dell’unità che porti a una gestione faunistica moderna e affronti le sfide che arrivano, ad esempio, dall’abrogazione delle Province.
L’intervento di chiusura è stato svolto dal presidente della FIdC Emilia-Romagna Stefano Merighi: “La nostra regione è stata ed è di modello per tutte le altre in molti aspetti: dal recepimento e applicazione della 157 alla ricerca di una gestione moderna del territorio e della fauna. Vogliamo continuare a esserlo anche sul fronte associativo, e abbiamo già fatto nostro il cammino unitario creando la Federazione regionale associazioni venatorie riconosciute. In questo modo potremo riempire i vuoti lasciati dalle Province e formare un cacciatore che abbandoni certi atteggiamenti e rispetti le regole. Saremo aperti al confronto con tutti, dialogando con le parti sociali e mostrando la nostra parte migliore, al servizio di territorio e fauna”.
Fonte: federcaccia.org