Interviste

Intervista ad Andrea Tanghetti, giovane incisore bresciano

Come ha fatto un giovane di oggi ad appassionarsi ad un'arte antica come quella dell'incisoria dei metalli? Me l'ha raccontato Andrea tanghetti in questa intervista.

Qualche settimana fa, nel mezzo di una veloce telefonata, Marco Benecchi (che recentemente ha iniziato a collaborare con la nostra redazione) mi ha accennato di un giovane incisore bresciano, Andrea Tanghetti. Da far suo, senza mezzi termini lo ha definito “l’astro nascente dell’incisoria italiana”, mentre mi raccontava del suo Express SIACE .470 NE di cui Tanghetti ha curato le incisioni.

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Son certo che Marco l’abbia fatto apposta. Di sicuro era consapevole che quelle poche parole avrebbero acceso immediatamente la mia curiosità. E così stato. Finita la chiamata stavo già cercando su Google il cognome di Andrea alla ricerca dei suoi lavori. Da lì alla decisione di intervistarlo il passo è stato breve. Io non ne so molto di arte incisoria, anzi direi che sono piuttosto ignorante in materia, ma volevo saperne di più su Andrea, volevo sapere come un giovane di oggi si è appassionato a un’arte di altri tempi. Insomma, volevo conoscere la sua storia. Ecco cosa mi ha raccontato.

Ciao Andrea, prima di tutto, quanti anni hai?
Te lo chiedo perché dalle foto che ho visto sul web sembri piuttosto giovane…
Ciao Luca!
Sì diciamo giovane, ma non così tanto… ho 31 anni, anche se l’incisoria mi appassiona da tempo.

Dai, raccontami: com’è che un ragazzo di oggi si è appassionato a quest’arte antica?
Sono di Gardone Val Trompia e qui l’incisoria ha radici profondissime. Io ne sono rimasto affascinato al secondo anno di liceo, quando con la scuola siamo andati a vedere la mostra di un grandissimo incisore, Gianfranco Pedersoli. Era piena di fotografie molto grandi delle incisioni, per me erano bellissime. Poi Pedersoli ci ha spiegato e mostrato dove e sopratutto in che “grandezza” erano realmente. Lì sono rimasto stupefatto nel vedere che in così poco spazio si potevano ottenere incisioni tanto dettagliate. Così ho cominciato a pensare che avrei voluto fare questo mestiere.

E come hai imparato ad incidere? Hai avuto un maestro?
Sì, ho un maestro, Gianfranco Ferrante, persona sensazionale, una delle più generose e disponibili che conosca. Come dico sempre incontrarlo è stata la mia fortuna. Ho iniziato il mio percorso con lui nel settembre del 2018: tutte le sere per 2 anni dopo il lavoro andavo da Ferrante per imparare a lavorare con la tecnica della “punta e martello”, la tecnica del “bulino” e i “rimessi in metallo prezioso”. Da lì, tra me e Ferrante, ci tengo a sottolinearlo, è nato un legame di amicizia fortissimo.

Andrea con il suo maestro, Gianfranco Ferrante.

Son curioso, come vi siete conosciuti? Ti sei proposto come allievo?
È stato tutto molto casuale! Franco e i miei genitori abitano nella stessa palazzina, io avevo appena comprato la macchina nuova, stavo cercando un garage e sono stato indirizzato da Franco per chiedergli appunto se nel complesso ce n’era uno disponibile per la mia auto. Ricordo come fosse oggi quel momento, erano i primi di Agosto, io e Franco non ci conoscevamo, gli suonai, mi presentai e gli spiegai la situazione, mi invitò in casa e parlammo del garage e altro, quando lui mi chiese se ero io che volevo imparare a fare l’incisore, gli risposi timidamente di sì, anche perché ormai avevo praticamente accantonato l’idea, e mi disse: “Ti insegno io, però cominciamo a settembre perché adesso vado al mare” accompagnato da una risata finale! Ero felicissimo!

E cos’è la prima cosa che ti ha fatto incidere?
A settembre mi diede una piastra e mi spiegò un po’ il lavoro che saremmo andati a fare. All’inizio mi fece vedere lui come si lavora e poi mi diede punta e martello e mettendomi nella posizione corretta iniziò a insegnarmi i movimenti da lavoro. Iniziai con l’incidere sulla piastra dei filetti, per poi passare alle serpentine, alle foglie, hai ricciolini dell’inglesina e tutto il resto!

Quanto è stato difficile imparare?
Abbastanza, non è un lavoro semplice. Innanzitutto devi avere la fortuna di trovare la persona giusta che ti insegni, ma devi anche essere spinto da una grandissima e insuperabile passione, amore e tantissima pazienza. Poi la costanza fa il resto.

Ecco, pazienza. Mi son sempre chiesto quanto ci vuole a realizzare un’incisione su un’arma? Qualche giorno fa Marco mi ha inviato le foto del ponticello che hai inciso per il suo Express .470 NE… quanto ci hai messo a realizzarla?
Non mi sono cronometrato, ma credo che per il lavoro di Marco più o meno abbia impiegato una trentina di ore di lavoro. Tieni conto che dipende sempre da cosa si deve incidere, non c’è un tempo stabilito, ogni incisione ha il suo tempo, che varia anche in base alla complessità dell’incisione. Per incidere un’intera bascula possono volerci anche diversi mesi di lavoro.

Un’altra curiosità che mi son sempre chiesto: che margine di errore hai?
Cioè, se sbagli hai la possibilità di correggerti oppure no?
Diciamo che è vietato sbagliare, ma comunque se si fanno dei piccoli errori si può rimediare.

Se ti chiedessi di mostrarmi una tua incisione che ti piace in modo particolare quale mi mostreresti? E perché proprio quella?
Probabilmente il muso di una tigre che ho inciso qualche tempo fa su un mio orologio. Non c’è un vero perché, posso dire banalmente perché mi piacciono gli animali africani ma probabilmente perché è stato il primo paesaggio che facevo su un oggetto di “valore”, pur essendo mio.

L’incisione della tigre di cui parla Andrea nell’intervista.

Mi spieghi un po’ come funziona il tuo lavoro? Collabori stabilmente con le aziende armiere o ti cercano per lavori ad hoc? E fai lavori anche su commissione per i prati, giusto?
Ho un lavoro ordinario come incisore in un’azienda locale del settore, poi sì, la sera incido per conto mio, su oggetti di qualsiasi genere che mi vengono commissionati.

Chi volesse, dove puoi contattarti?
O sulla pagina Instagram Andreatanghetti_incisore oppure alla e-mail andrea.tanghetti91@gmail.com.

Grazie Andrea, è stato un piacere.
Grazie a te Luca.

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